venerdì 16 gennaio 2009

IL RISPETTO NEGATO


Il Ministro della Giustizia Brasiliana ha negato l'estradizione di Cesare Battisti all'Italia. Il Ministro della Giustizia della Repubblica Italiana si è risentito. Analizziamo i fatti e vediamo che ci sono due aspetti nella vicenda: uno politico-internazionale e l'altro giudiziario-penale.
Dal punto di vista politico-internazionale il Presidente Brasiliano ha invitato il Ministro Alfano a rispettare le decisioni prese da un Ministro di uno stato sovrano. Su questo aspetto della vicenda io vorrei fare due considerazioni:
1) - il Governo italiano, presieduto dall'attuale capo di governo, ha richiesto rispetto e silenzio quando ha emanato leggi ad personam che erano in conflitto con le relazioni internazionali: è quello che chiede il Presidente brasiliano;
2) - per avere rispetto bisogna meritarlo.
Ecco il punto centrale della vicenda. Il Ministro Alfano, titolare del Dicastero della Giustizia, ideatore e responsabile della Legge 23 Luglio 2008, n.124 (Lodo Alfano) ha ferito la Costituzione Italiana e tutti gli italiani non può appellarsi alla Suprema Corte Brasiliana: non è eticamente e moralmente credibile. L'attuale Capo del Governo Italiano con le leggi che ha fatto approvare con la precedente sua legislatura, ne cito alcune come quella sulle rogatorie internazionali, negazione al PM di ricorrere in secondo grado dopo assoluzione (Legge Pecorella poi cassata dalla Consulta), legge che accorcia le prescrizioni ecc., e con quella sopracitata ci ha squalificato agli occhi di tutti i paesi democratici che ci trattano come un paese del terzo mondo. I Paesi che erano al terzo, il Sudamerica, ci hanno superato.
La MORALE POLITICA della vicenda è: CHI STRAVOLGE LA PROPRIA COSTITUZIONE NON MERITA RISPETTO.
Veniamo all'aspetto giuridico-penale. Premetto che ora non mi sovviene se Cesare Battisti è stato condannato all'ergastolo in via definitiva per aver commesso omicidi materialmente o meno, ma ragiono. Dal mio punto di vista dissento da quello che afferma il Presidente emerito Francesco Cossiga. L'ex Presidente dice che Battisti non sia un criminale comune pluriomicida ma un terrorista che ha commesso dei «delitti politici» finalizzati a innescare la rivoluzione,. Gli attentati di cui si sono resi protagonisti i militanti della lotta armata, a destra come a sinistra, non sono certamente «crimini comuni ma politici». E' in questa affermazione che c'è la contraddizione, secondo mio modesto avviso. Se c'è stato uno o più di un omicidio, che etimologicamente significa uccisione di una persona, il soggetto in questione deve scontare la pena prevista dal codice penale del Paese dove è stato commesso il reato. La politica è una aggiunta che può valere per coloro che non si sono macchiati le mani del sangue innocente. E nella storia del terrorismo italiano, sia di destra che di sinistra, ci sono stati i casi come Toni Negri, ritenuto l'ideologo delle brigate rosse, Oreste Scalzone ecc. La politica può essere un aggravante e non un'attenuante. Il delitto politico ha come scopo il sovvertimento della democrazia con la cancellazione dei partiti politici e l'instaurazione di una dittatura attraverso vari modi, anche con omicidi di uomini di parte avversa (Giacomo Matteotti). Ma non è questo il caso. Il punto focale è: Cesare Battisti si è lordato le mani di sangue oppure no.
CONSIDERAZIONE FINALE.
Il Presidente Emerito FRANCESCO COSSIGA con la sua lettera non ha reso un buon servigio all'Italia per il rispetto internazionale.

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