martedì 3 febbraio 2009

IL CITTADINO E LA GIUSTIZIA - ARTICOLO 3 COSTITUZIONE


Gli avvenimenti succedutisi in questi ultimi giorni dànno vita a molti argomenti da trattare. Il primo argomento è l'intercettazione telefonica ed ambientale per scoprire l'autore o gli autori di un reato commesso o da commettere in futuro. Gli avvenimenti che hanno sconvolto l'opinione pubblica ed hanno fuorviato l'attenzione dei media sono gli stupri a danno di giovani donne indifese.
Anch'io mi sono indignato: l'indignazione si è attenuata quando ho saputo che grazie alle intercettazioni i colpevoli sono stati assicurati alla giustizia. La mia indignazione ha raggiunto livelli parossistici quando ho letto il progetto di legge del Ministro dell'(in)Giustizia: con le nuove regole non li avrebbero mai scoperti. I stupratori rumeni sarebbero già in Romania, perchè il reato è punibile con meno di cinque anni di detenzione e con le limitazioni alle intercettazioni l'arresto degli autori di quell'atto ignobile sarebbe stato più difficoltoso.
Ma non è questo il punto centrale, la domanda che viene dalla gente comune: la limitazione delle intercettazioni mi rende più sicuro davanti alla legge e più uguale? Riflettiamo un momento. La domanda di questa nuova legge è scaturita dal basso, cioè da noi cittadini, ne abbiamo avvertito il bisogno o dal governo e dalla maggioranza che lo sorregge? Ricordiamo che il capo del governo è un ex piduista con tessera n. 1816 ed è stato condannato dal Tribunale di Venezia per aver mentito alla Corte. Nel governo ci sono rinviati a giudizio e collusi con la mafia. Nella maggioranza ci sono condannati, inquisiti e rinviati a giudizio: domanda a chi serve la limitazione delle intercettazioni? La risposta è ovvia ed è davanti a noi. Ecco cosa scrive il Presidente di ANM ..."La limitazione all'uso delle intercettazioni ambientali per tutti i reati, ivi compresi quelli per terrorismo e mafia, col divieto di fare intercettazioni nelle autovetture, nelle sale colloqui del carcere, negli uffici, nei locali pubblici, ripeto, anche per mafia e terrorismo, rappresenta un gravissimo danno anche sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata. Insomma in questa situazione è come se le intercettazioni venissero semplicemente abolite di fatto. Lo Stato rinuncia all'uso di uno strumento indispensabile di indagine e favorisce la criminalità, danneggiando la sicurezza dei cittadini".
Ecco il punto centrale. Lo Stato: in una democrazia moderna ove il principio fondamentale dell'eguaglianza di tutti i partecipanti davanti alla legge è rispettato dando luogo al vero STATO DI DIRITTO, si direbbe lo Stato siamo noi cittadini. Ma sappiamo che non è così: lo Stato Italiano è governato da chi ha interesse alla RINUNCIA. La diseguaglianza si allargherà ancora di più in quanto la "casta" e servitori di essa non saranno più scoperti, e potranno continuare a delinquere, mentre i più deboli pagheranno per tutti. Con la riforma della Giurisdizione nel modo voluto dal Governo e cioè le indagini non più svolte dal PM per mezzo della Polizia Giudiziaria, ma soltanto da quest'ultima alle dipendenze del Ministro dell'Interno e con lo smembramento del CSM si arriva all'epilogo finale: Repubblica Italiana alias Cilena, alias Argentina, alias Libia con al comando un uomo solo al posto di Pinochet o di Videla o di Gheddafi.
Avoi il nome: a tutti noi perchè ciò non avvenga.